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domenica, Gennaio 19, 2025

Diamanti. Ma che bel “vaginodromo”….

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di Laura Salvioli

Questo film di Ozpetek è uscito nelle sale il 19 dicembre, io lo ho visto il 2 gennaio in una sala piacevolmente piena. È un film corale, come tutti i suoi film, del resto, interpretato da ben 18 attrici così da creare appunto un meraviglioso “vaginodromo” termine coniato da Geppi Cucciari all’inizio del film. Il film si apre con un tentativo, direi riuscito, di cinema nel cinema, troviamo infatti, Ozpetek che parla alle sue attrici, presentatogli il copione. Questo escamotage narrativo, sarà utilizzato anche in seguito, e lo trovo sicuramente non originale, ma, indubbiamente, ben riuscito. Poi inizia il vero svolgimento di Diamanti: siamo in una sartoria teatrale e cinematografica a Roma. Siamo negli anni ’70, l’attività è gestita da due sorelle e vanta un ambiente lavorativo prettamente femminile. Ovviamente, sono tutte donne diverse, per età, storie personali, carattere. La trama è imbastita su un perfetto intreccio delle varie storie di tutte queste donne, cucite insieme non solo dal luogo di lavoro, ma anche dall’affetto che lega le une alle altre. E sono stata fiera di aver visto sullo schermo tanto talento femminile del nostro cinema. Abbiamo una sontuosa Luisa Ranieri, una intensa Jasmine Trinca, una ironica ma, allo stesso tempo, risoluta Geppi Cucciari, una frizzante Lunetta Savino. Ed infine, una scoperta meravigliosa per me: una potente Paola Minaccioni, che è riuscita ad essere incisiva sia nelle sequenze comiche che in quelle drammatiche. Si vede che Ozpetek incentra i suoi film sugli attori, in questo caso attrici, e, che conosce benissimo il potere che la recitazione ha su qualsiasi sceneggiatura. Ci sono alcune trovate, magari, un po’ prevedibili che rischiano di cadere nei soliti temi che ora “vanno di moda”, tuttavia, trovo che Ozpetek riesca a trattare tutto a modo suo. Con una sua originalità, un suo stile riconoscibile, per quanto, in alcune scelte, forse, discutibile. Ad esempio, sicuramente, la volontà di fare un film tutto al femminile in cui tutti gli uomini sono, o bei ragazzi o, traditori e violenti è una scelta che scopre il fianco a possibili critiche. O forse, è solo mossa dalla volontà di capovolgere un po’ i ruoli. Gli uomini vengono o oggettificati come loro fanno con le donne, oppure, visti solo come dei bruti, esattamente, come un gran numero di “uomini” che vedono tutte le donne come delle “poco di buono”.

Comunque, il mio commento “di pancia” è che è un bel film. Fa ridere, piangere e riflettere su quanto sarebbe bello un mondo in cui esistesse anche solo la metà, della solidarietà femminile che si vede in questo affascinante patchwork di storie.

 

 

(8 gennaio 2025)

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