di Laura Salvioli
Questo film horror è uscito nelle sale italiane il 27 febbraio ed è prodotto dalla celebre A24. I registi e sceneggiatori sono Scott Beck, Bryan Woods che, a mio parere, hanno scritto questo film pensando a Hugh Grant come protagonista che domina e sostiene il film dall’inizio alla fine. Hugh Grant già nel lontano 1988 si era confrontato con una pellicola horror “La tana del serpente bianco”, ma da allora non si era più cimentato in ruoli del genere fino a questo piacevole ritorno. Confesso che è proprio lui che mi ha portato al cinema a vedere il film, lo ammiro come attore dai tempi di “Il diario di Bridget Jones” e, non potevo fare a meno di vederlo in un ruolo così insolito per lui. Ho trovato la scelta azzeccata, non solo perché è un attore talentuoso ma perché ritengo che il suo fare “da inglese raffinato” e affettato sia perfetto per rappresentare il male. Il male che è accogliente, educato, seducente che ti accarezza per ottenere quello che vuole. Ti accoglie dentro casa sua, ti offre il thè come un perfetto padrone di casa ma, forse, da quella casa non uscirai mai più. La trama è semplice: due giovani missionarie della chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, una derivazione della religione Mormone, si recano a casa del signor Reed per convertirlo al loro credo. Lui le accoglie cordialmente, ma piano piano vari segnali ci fanno capire che c’è qualcosa di strano. Ad esempio, le due ragazze gli fanno presente che deve essere presente una donna con loro, come previsto dai dettami della loro religione, e il signor Reed dice di avere una moglie che è in casa ma non sembra voler comparire. Diciamo che è tutto giocato su una tensione costante dovuta a fatto che le due ragazze lo vogliono convertire, soprattutto una delle due, e quindi cercano di essere gentili; tuttavia, capiscono ogni minuto di più che quell’uomo così cordiale vuole qualcosa da loro e se lo prenderà a tutti i costi. Il film è catalogato come un horror ma, io lo considererei quasi più un thriller a tema religioso che nella prima parte è molto accattivante, soprattutto grazie ad una scheggiatura ben scritta e molto verbosa. Tuttavia, nella seconda parte si perde un pochino anche per dare spazio a colpi di scena più da tipico horror che, però, risultano a mio parere, un po’ datati. Diciamo che le premesse per fare meglio c’erano tutte: un tema forte come la religione che ancora oggi ha su grande parte della popolazione mondiale un forte controllo, un attore protagonista perfetto per il ruolo, ed una prima parte che somiglia ad un trattato religioso espresso, però, in termini facilmente comprensibili.
Purtroppo, però, poi la trama si perde un pochino e non riesce ad accontentare né chi ama l’horror né chi, come me, preferisce il cinema d’autore. L’ho trovata un pochino un’occasione mancata, non boccio del tutto il film che ha, comunque, degli spunti interessanti, però lo consiglio vivamente, solo a chi, come me ama Hugh Grant e non sicuramente a chi, cerca l’horror splatter.
(10 marzo 2025)
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