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domenica, Gennaio 19, 2025

“La grande ambizione”. La sindrome dell’Età d’oro mi ha rapita, lo ammetto

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di Laura Salvioli

“La grande ambizione” è un film diretto da Andrea Segre uscito nelle sale il 31 ottobre, spero che presto sarò disponibile su qualche piattaforma ma, per ora, è ancora in alcune sale a Roma. La trama è incentrata su cinque anni della vita di Berlinguer, quelli dal 1973 al 1978. Anni in cui, il partito comunista, di cui lui era segretario, tentò una apertura con la democrazia cristiana. Si parlava del famoso “compromesso storico” che, poi, di fatto, non avvenne mai, dato che, l’interlocutore principale della DC, Aldo Moro, venne rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978. La scelta è quella di dare uno spaccato della vita del segretario del partito comunista alternando, la sua carriera politica a scene di vita familiare, in cui, però, il Berlinguer padre non dimentica mai i suoi ideali e, non manca di esporli in modo semplice ed efficace ai suoi figli.

Questo escamotage narrativo lo ho molto apprezzato, perché riassume concetti di base della politica in modo chiaro. Ho amato, poi, molto le musiche originali di “iosonouncane”, inquietanti e allo stesso tempo emozionanti e le tante immagini di repertorio.

Tuttavia, la cosa più apprezzabile di questo film è Elio Germano. Che è sempre stato un grande attore, ma in questo caso, ama il personaggio che interpreta, lo stima, e questo traspare ad ogni scena. Ci fa l’amore, ma come lo si fa solo con la prima donna che hai amato, la prima che ti ha fatto capire che non c’è niente di più emozionante di fare discorsi profondi con una persona che ti capisce veramente. Quando avviene questa magia tra attore e personaggio, noi spettatori sentiamo di essere testimoni di un miracolo. E anche grazie alla sua interpretazione, ho provato una profonda nostalgia per un tempo che non ho mai vissuto e, che, soprattutto, non vivrò mai. Un tempo in cui la politica era una missione, una vocazione, in cui, a prescindere, dagli schieramenti, c’era rispetto. Sono stata colta dalla tipica “sindrome dell’età dell’oro”, quella sindrome per cui pensiamo che ci siano state epoche passate migliori della presente. E, quindi, proviamo nostalgia per cose che, in realtà non abbiamo mai vissuto, e forse, proprio per questo ne abbiamo nostalgia. Perché le idealizziamo, come gli amori platonici. So che è solo un inganno della nostra mente, ma con me ha funzionato e, infatti, il film mi ha emozionata. E lo ha fatto, istruendomi su un periodo storico e sulle sue dinamiche politiche che furono fondamentali per la storia del nostro paese.

 

 

(22 dicembre 2024)

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