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mercoledì, Novembre 12, 2025

Bugonia. Come sempre Lanthimos “la tocca piano”

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di Lura Salvioli

Il 22 ottobre è uscito nelle sale italiane l’ultimo film di Lanthimos che è il remake in lingua inglese del cult sudcoreano del 2003 Save the Green Planet! diretto da Jang Joon-hwan. La pellicola è stata presentata al Festival di Venezia 2025 ed ha come protagonisti Emma Stone, ormai conclamata musa del regista greco e, Jesse Plemons che già aveva partecipato al precedente progetto del regista “kind of kindness”. Il titolo deriva dal mito della Bugonia raccontato nelle Georgiche di Virgilio, in cui dalla carcassa di un animale morto avviene la nascita spontanea di api.

La trama è incentrata sul rapimento di Michelle Fuller (interpretata da Emma Stone) che è la CEO di una importante azienda multinazionale farmaceutica e, che incarna tutti gli stereotipi della amministratrice delegata donna in un perfetto mix tra un sergente delle SS ed una atletica influencer.

I rapitori sono Teddy Gatz (interpretato da Jesse Plemons) e Don, suo cugino (intrepretato da Aidan Delbis) che, accecati da varie manie complottiste, credono che la Fuller sia una extraterrestre proveniente dalla galassia di Andromeda, mandata sulla terra per decidere se mantenerla in vita o meno.

Come in tutti i film i Lanthimos tutti i dialoghi e le situazioni si sviluppano in un clima tra l’ironico, il paradossale ed il grottesco. E, ovviamente, tutto ha lo scopo di criticare il modo in cui viviamo, dall’universo lavorativo alla bulimia informativa da social media.  La trama è ricca di cambi di direzione, e, fino al finale che, devo dire, ho trovato sublime sia a livello visivo che di significato, ci lascia con mille dubbi. Tuttavia, si sente che non è una sceneggiatura originale di Lanthimos, ma che si tratta di un remake, seppure sia una storia molto nel suo stile. C’è l’ironia sagace, la violenza, un futuro mondo distopico, ma per me è mancata una trama più asciutta e armonica che ho trovato in altri suoi lavori. La voglia di trovare troppi colpi di scena, alcuni anche molto prevedibili o del tutto decontestualizzati, non l’ho trovata una scelta azzeccata. E, sono certa, che se Lanthimos, avesse sviluppato il tema di suo pugno non avrebbe fatto questo errore. Per me, anche il tanto criticato “Kind of kindness”, nonostante fosse un film in episodi aveva una struttura più uniforme e riconoscibile, rispetto quest’ultima opera. Detto questo, ho trovato il messaggio finale molto forte e comunicativo. Dalla morte nasce la vita, ed ogni rinascita richiede un sacrificio necessario. L’uomo crede di essere fondamentale sulla terra quando, invece ,è un inutile pulviscolo atmosferico qualsiasi nell’immensità di mille galassie. Questo rende la nostra vita sulla terra passeggera e anche, decisamente, a mio parere, più rilassante.

 

 

 

(8 novembre 2025)

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