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martedì, Settembre 23, 2025

Civil War. Il distopico inglese da recuperare

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di Laura Salvioli

Questo film del 2024 lo trovate su Amazon prime e vi consiglio, vivamente, di vederlo. Il regista e sceneggiatore britannico Alex Garland si è cimentato in un film distopico che ipotizza una futura guerra civile negli Stati uniti d’America, che si ritroverebbero divisi in quattro fazioni. Schierate su due fronti: uno fedele al presidente, quello degli stati lealisti, ed uno delle Western forces, contrapposto al primo, formato da Texas e California. I protagonisti della storia, però, non sono né soldati né politici, ma sono dei reporter. Che decidono di spostarsi in macchina da New York per raggiungere Washington ed intervistare il Presidente che, nonostante millanti grandi conquiste alla tv, in realtà sa benissimo che dovrà arrendersi, soccombendo all’avanzata delle Western forces.

I quattro reporter sono guidati da Lee Smith (interpretata da una quanto mai cupa e tagliente Kirsten Dunst), che di loro è la più famosa oltre ad essere un perfetto mix di determinazione e cinismo, poi c’è Sammy (interpretato da un saggio Stephen McKinley Henderson), il reporter più anziano che vorrebbe viversi a pieno il suo ultimo scoop. Infine, ci sono Joel (interpretato da Wagner Moura) che farà da autista ed è il più legato a Lee, e Jessie (interpretata dalla quasi esordiente Cailee Spaney) una giovinissima reporter che verrà accolta nel viaggio proprio grazie ad una avventata ed alcolica decisone di Joel. I quattro, dotati di una macchina della stampa, si cimenteranno in questo viaggio, tra autostrade piene di macchine abbandonate, accampamenti e zone in cui la vita prosegue come se nulla fosse successo. Non a caso, a mio parere, vengono scelti gli Usa come scenario di questa ipotetica guerra: sono, infatti, il simbolo dell’Occidente, e soprattutto un paese sconfinato con Stati federali molto diversi tra loro che ben rappresentano la polarizzazione delle idee sempre più forte, che serpeggia in tutte le popolazioni del mondo e, l’assoluta incapacità della politica di dargli voce.

Il film ha un impatto visivo potente, ed anche se non ci dà grandi chiarimenti su come si sia giunti alla situazione drammatica che vediamo consumarsi davanti ai nostri occhi, riesce a catturare la nostra attenzione. Sicuramente, anche grazie ad un sapiente utilizzo di una colonna sonora magnifica ideata da Ben Salisbury & Geoff Barrow, già compositori della colonna sonora del precedente film di Alex Garland, Ex machina. Ma, soprattutto, grazie ad una sceneggiatura e ad una regia magistrali, basate su immagini incisive e capacità di raccontare con colpi di scena azzeccati e mai banali, un possibile scenario futuro. E lo fa ricordando quanto le immagini siano importati, non è un caso che i protagonisti siano dei reporter che vedono consumarsi davanti ai loro occhi le peggiori atrocità, ma che sono lì solo per scattare foto, documentare, e non possono, né vogliono, ed è questo il punto, intervenire. Quindi, da un lato abbiamo il bombardamento di informazioni, che, però, genera ormai indifferenza, e dall’altro, la costante sete di produrre nuove immagini da parte di reporter che sono, quasi diventati dei sadici, dipendenti da una vera e propria pornografia del dolore e della violenza.

Il film, quindi, apre vari spunti di riflessione legati al panorama politico e sociale di nostri tempi e non lo fa non in un modo indulgente. Lo fa in un modo crudo e disperato, lo fa ricordandoci, che quello che succede nel film non è poi così lontano dalla triste realtà che ci circonda.

 

 

(22 maggio 2025)

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