di Laura Salvioli
Nickel Boys è un film del 2024 diretto da RaMell Ross, ed è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Colson Whitehead. Nonostante, due candidature agli Oscar ed una ai Golden Globes, non è stata una pellicola molto pubblicizzata. Anzi, direi che è passata proprio in sordina, sebbene si tratti di un film dalla regia audace e dalla trama potente. Lo potete trovare finalmente su prime e vi consiglio di recuperalo. Siamo in Florida nel 1962 ed il piccolo Elwood cresce con la nonna, una donna afroamericana, forte ed amorevole. Che lo tira su così bene che al liceo gli viene offerto di proseguire gli studi in un College per dei corsi avanzati. Ma, nel recarsi al College in questione, Elwood viene fermato da un ragazzo nero che gli offre un passaggio. Purtroppo, la macchina con cui glielo offre si rivela essere rubata e Elwood viene spedito in riformatorio, alla Nickel Academy, appunto.
Ovviamente, essendo un nero negli anni ’60 non ha modo di scagionarsi e verrà rinchiuso senza possibilità di uscire se non alla maggiore età e, solo se si sarà comportato in modo corretto. Cioè, avrà lavorato come un mulo e studiato in condizioni pietose senza lamentarsi. La Nickel ospita anche ragazzi bianchi, tuttavia, per loro si tratta di un normale riformatorio, per i neri, ovviamente, no. Elwood, per fortuna, dopo poco, fa amicizia con Turner con cui stringerà un rapporto molto stretto. Così stretto che a volte sembrano la stessa persona, sembra, infatti, che Turner sia la parte cinica e negativa di Elwood, ed Elwood sia la parte sognatrice e positiva di Turner.
La storia, così esposta, sembra quella di un normale film sulla segregazione razziale. Ma, è qui che entra in gioco il talento del regista che decide di girare il film quasi del tutto in soggettiva ed in formato 1,33:1 e quindi dal punto di vista di Elwood, che, per tutta la parte iniziale, infatti, ci mostra il suo volto solo nel rifesso delle vetrine o del ferro da stiro della nonna. Quando, però incontra Turner alla Nickel Accademy, il punto di vista passa ad essere quello di Turner, almeno inizialmente. Anzi, addirittura, nella scena del loro incontro, noi rivediamo la stessa sequenza ripetuta dai punti di vista dei due personaggi. Come a farci intendere lo scambio quasi di anime tra i due, che sono uno complementare all’altro. Questo legame lo vedremo, poi crescere con l’incedere del film fino al tragico, inaspettato ed assolutamente coerente finale. Il film, inoltre, è arricchito da stralci dei discorsi di Martin Luther King e vari reportage relativi all’allunaggio che vengono utilizzati rispettivamente: i primi, per darci l’idea del clima sociale in cui Elwood cresce e, i secondi per ricordarci che negli stessi anni in cui l’uomo, addirittura si cimentava nell’impresa di arrivare sulla luna, non aveva ancora capito che non esistono razze superiori ed inferiori.
Ammetto di aver provato una strana sensazione di fastidio nel vedere questo film, forse perché la scelta della soggettiva ha reso l’esperienza più totalizzante del solito. È come se l’avesse fatta passare sotto la pelle della me spettatrice che, effettivamente, ho visto lo svolgersi delle vicende come se fossi dentro il corpo del protagonista. Sembra un virtuosismo il girare tutto in soggettiva, ma vi assicuro che, se vedrete il film, capirete che non è così. Ci si sente dentro ad una storia dalla quale non si può sfuggire, perché sta già succedendo e, sta succedendo a noi. Esattamente, come Elwood non può sfuggire al suo destino di ragazzo nero negli anni ’60, nonostante la sua intelligenza ed il suo spirito speranzoso ed aperto alla vita, così noi, non possiamo non vivere sulla nostra pelle tutto il dolore che questa storia racchiude.
(4 aprile 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata