di Ennio Trinelli
Era il 1984 e quella che diventò pellicola, era già stata una magnifica pièce teatrale firmata da Julian Mitchell, e interpretata da Daniel Day Lewis e Rupert Everett che poi ricoprì al cinema il ruolo che fu di Lewis in teatro. Un testo importante, fortemente politico e militante, dal quale nacque un film coltissimo e raffinato, splendidamente interpretato e diretto, dal titolo “Another Country”, inspiegabilmente tradotto in “La scelta”, per l’Italia, perché per certi distributori siamo tutti un po’ contadinotti.
Guy Bennett è geneticamente appartenente all’altissima società britannica, ospite – insieme ai suoi Pari – di un raffinato collegio dove si prepara la classe dirigente del futuro. E’ anche omosessuale e si innamora di James. E non vi diremo altro. Dall’altra parte il suo migliore amico, Tommy Judd (un bravissimo e giovanissimo Colin Firth), affascinato dalle pulsioni comuniste dell’Unione Sovietica nell’immediato post rivoluzione-russa (realmente esistito, il film è ispirato a fatti veri, il giovane morì ucciso dalle truppe franchiste in Spagna) che non lo esclude, ma gli raccomanda discrezione.
“Non l’imparerò mai”, risponde Bennet. Ed è la chiave della storia.
Il film non si arrovella sui perché e percome delle ideologie, ma si dipana attraverso un racconto lineare del momento storico, con tutte le contraddizioni dell’epoca e il racconto dell’orrida ipocrisia della società britannica del tempo che naturalmente educa all’ipocrisia e alla convenzione sociale; un racconto che si svolge senza giudizi né pregiudizi e termina a Mosca quando Guy Bennet divenuto una spia dei russi che in cambio gli hanno concesso di avere un compagno alla luce del sole (da qui, presumibilmente, il titolo La Scelta), confessa ad un’inviata BBC quanto gli manchi il cricket denunciando così una profonda incapacità di rinunciare alle proprie origini, al proprio status, alla sua classe sociale, nonostante per vendetta abbia deciso di passare al nemico.
Si tratta di un film imperdibile per i cultori delle pellicole ben fatte, dalla fotografia splendida, interpretato da attori bravissimi nonostante tutti fossero molto giovani e più o meno all’esordio. Mi sia permesso ricordare Mattia Sbragia che nella versione italiana dà la voce a Rupert Everett e regala un doppiaggio indimenticabile.
(16 dicembre 2021, ultimo aggiornamento 26 ottobre 2024)
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