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sabato, Marzo 22, 2025

Le #riscoperte di #Cinemanostro: Velluto Blu. David Lynch i love you

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di Laura Salvioli

Vista la recente scomparsa di questo geniale regista ci sembrava doveroso dedicare qualche recensione ad alcuni dei suoi classici. David Lynch è stato un regista visionario che ha cambiato per sempre il mondo del cinema ed anche delle serie tv già nei lontani anni ’90. Ho deciso di recensire uno dei suoi capolavori “Velluto blu” che, oltretutto, trovate per intero su YouTube, quindi, se non lo avete visto, recuperatelo. Il film si apre con dei meravigliosi fiori con dietro uno steccato bianco come a simboleggiare una America benestante, in un quartiere residenziale in cui tutto è pieno di luce perfetto e patinato. Ma, già nella seconda scena un anziano signore che sta innaffiando il suo prato perfettamente verde, viene colto da un malore e stramazza a terra. Lo sventurato signore è il padre di Jeffrey Beaumont, il nostro protagonista, interpretato da Kyle MacLachlan, che diventerà, poi, uno degli attori feticcio del nostro amato Lynch.

Ci troviamo nella cittadina di Lumberton, dove, Jeffrey Beaumont è tornato, appunto, perché il padre è ricoverato. Jeffrey poi, passeggiando in un campo dopo aver fatto visita al padre, trova un orecchio umano e va, immediatamente in polizia. In centrale si rivolge al detective Williams che, in seguito, preso dalla sua grande curiosità, Jeffrey raggiungerà anche a casa, dove ne conoscerà la figlia Sandy, interpretata da Laura Dern. Sarà proprio lei a dare altri indizi al nostro Jeffrey: gli confiderà, infatti, che il padre, indagando sull’orecchio, ha fatto il nome di una cantante, una certa Dorothy Vallens, interpretata da una seducente Isabella Rossellini. Jeffrey, dunque, decide di introdursi nell’appartamento della cantante con l’aiuto di Sandy per scoprire altro sul famigerato orecchio. Si finge un disinfestatore, e riesce a portare via una copia delle chiavi, così si introduce di nuovo in casa quando lei è fuori. Tuttavia, per un caso fortuito, nonostante l’aiuto di Sandy, quando Dorothy rientra in casa lui è ancora lì e si deve nascondere in un armadio. Questo imprevisto gli permette di sentire una telefonata tra la cantante ed un uomo di nome Frank, poi Dorothy si accorge della sua presenza e lo minaccia con un coltello.

Questo “incontro” si trasforma, poi, in una seducente scena di sesso che è sensuale senza mai essere volgare e trasgressiva senza dare l’idea di finto o macchinoso. Con il proseguire della pellicola, tutti i pezzi vengono ricollegati, dal nostro Jeffrey, che, nel frattempo, rimane ammaliato da Dorothy ed inizia con lei una torbida frequentazione.

Il film si potrebbe considerare un giallo da quello che vi ho rivelato della trama, tuttavia, non è mai stato possibile ingabbiare Lynch in un genere perché il suo è un cinema senza paragoni, senza precedenti. Un cinema che spiazza in continuazione lo spettatore, lo mette alla prova, lo sfida direi. Un cinema in cui nulla è come te lo aspetteresti in cui, ad esempio, abbiamo un cattivo, Frank, interpretato da un magnifico Dennis Hopper, che è un misto tra il grottesco e l’infantile, caratteristiche che lo rendono ancora più inquietante perché assolutamente imprevedibile. Addirittura, Lynch avrebbe voluto che il gas che il personaggio inala come droga fosse elio, per far avere al gangster una voce acuta da bambino, appunto. Tuttavia, Dennis Hopper, non condivideva questa visione e chiese di poter scegliere una droga differente, essendo un grande esperto nel campo, e David accettò di buon grado. Anche perché, pure senza la voce acuta, il personaggio risulta comunque infantile ed inquietante allo stesso tempo, un mix che solo David Lynch avrebbe potuto creare.

Sicuramente, sulla magnifica riuscita del film ha influito, anche la realizzazione avvenuta in totale libertà che fu possibile grazie a Dino De Laurentiis, produttore del film, che diede carta bianca a Lynch in cambio di un budget di soli sei milioni di dollari. E per poterlo distribuire, Dino fondò, addirittura, una sua casa produzione, dato che si trattava di una pellicola del tutto fuori dagli schemi per l’epoca. Questo ci ricorda, nuovamente, quanto il cinema di Lynch guardasse al futuro e fosse anni luce avanti rispetto a quello che si vedeva in sala. Ed è ancora più stupefacente se pensiamo che il film nacque da impressioni e sensazioni del regista, come ammise in varie interviste lo stesso Lynch. Tutto prese forma da tre elementi: la canzone “Velluto blu” di Bobby Vinton, il ricordo di infanzia di aver visto una donna nuda in strada, forse vittima di uno stupro e, infine, l’immagine di un orecchio staccato dal corpo. Da questi tre input venne elaborata la storia, con vari passaggi di deformazione, altro elemento di cui il cinema di linciano è intriso. Infatti, se nel suo secondo film “Elephant man” il protagonista è effettivamente deformato, in seguito la deformazione, viene interiorizzata nei suoi film. I suoi stessi film sono dei freaks, sono qualcosa di strano ed affascinante che destruttura e deforma i generi, fino a creare qualcosa di unico da cui non si può fare a meno di venire ipnotizzati.

Ricordiamo, anche, che questo film venne realizzato dopo Dune: un flop colossale che mise in crisi Lynch il quale capì, però, che i blockbuster non erano film per lui. Capì che doveva seguire la strada del “suo” cinema, tanto è vero che Velluto blu conquistò anche la candidatura all’oscar per la miglior regia. E, soprattutto, questo film è chiaramente l’antesignano di Twin Peaks sia per l’attore protagonista, sia per l’ambientazione scelta, e sia per il genere a metà tra un poliziesco un giallo ed un horror che diede la luce a  un genere “deforme” (o ibrido) e quindi unico. Inoltre, il nostro Jeffrey è molto simile a Dale Cooper, non solo perché è interpretato dallo stesso attore, ed anche la città di Lumberton somiglia molto quella di Twin Peaks, sono entrambi centri piccoli e boschivi.

Le musiche (meravigliose) del film sono di Angelo Badalamenti che, poi, come sappiamo, lavorerà anche a Twin Peaks creando uno dei temi più iconici di sempre. E, infine, twin Peaks è la massima prova della capacità quasi divinatorie di Lynch che già negli ’90 aveva capito il valore (e il mercato) che avrebbero avuto le serie tv, e come anch’esse possano essere cinema a tutti gli effetti.

Velluto blu è un film tenebroso ma allo stesso tempo pieno di luce, onirico ma anche disturbante. Un film dall’estetica seducente e, allo stesso, tempo, inquietante, che gioca fino all’ultimo con lo spettatore facendo risvegliare il protagonista in una delle scene di chiusura, lasciando il dubbio che tutto il film possa essere frutto della sua immaginazione.  Che il velluto blu sia solo il sogno o, per meglio dire la fuga di un uomo dalla sua perfetta vita patinata e piena di luce verso il rocambolesco, il torbido, il buio è anche possibile. Possiamo quindi affermare che è da considerare il film che ha gettato le basi di tutta quella che sarà la poetica di Lynch, il primo passo su una strada nuova mai battuta da nessuno se non da lui e dal suo genio.

 

 

(23 febbraio 2025)

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