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venerdì, Marzo 29, 2024

“Banana Fish”, il principe degli “Anime” (i manga animati)

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di Giuseppe Sciarra
La versione anime di questo celebre manga è andata in onda con successo qualche anno fa su Amazon e Netflix facendo appassionare gli spettatori alle intricate vicende che vedono coinvolti i due protagonisti, Ash, un bellissimo ragazzo di strada a capo di una gang dei bassifondi di New York e il timido e per bene, Eiji, un ragazzo giapponese in vacanza negli Stati Uniti che diventa suo grande amico. La versione manga di “Banana Fish” risale agli anni ottanta, quella anime invece è ambientata ai giorni nostri ed è stata adeguata al contesto attuale senza però snaturare la vicenda. Sia il manga che l’anime hanno avuto un notevole successo in Giappone dando vita perfino a diversi spin off: Private Opinion, Angel Eyes, e The Garden with Holy Light.

Su suggerimento di un amico ho guardato i 24 episodi della serie senza essere un grande fruitore del genere, col risultato che mi sono talmente appassionato alla storia, di per sé piuttosto complessa, che ho deciso di guardare altri anime per ritrovare la poeticità, la drammaticità e la purezza di Banana Fish, in poche parole un genere che sentivo lontano da me ha iniziato da un giorno all’altro, a suscitarmi curiosità e appassionarmi, tanto è vero che ho iniziato la visione di quello che è considerato il capolavoro del genere, Monster, e più in là vedrò il tanto osannato, “L’attacco dei giganti”.

Gli anime hanno ottime sceneggiature (come quella di Banana Fish) e spesso ottimi disegni (come quelli di Banana Fish). Da sceneggiatore e regista cinematografico non potevo non far caso all’ottima sceneggiatura dell’anime che conta su dialoghi perfetti, spesso molto filosofici e profondi, direi a tratti perfino bergmaniani. In Banana Fish vengono affrontati temi delicati come la prostituzione minorile, la pedofilia, la depressione, la violenza, la vendetta e l’ineluttabilità del fato, tema assai caro alla tragedia greca, senza mai una caduta di stile o una sbavatura.

Anche il disegno e le inquadrature sono di altissimo livello (certe lo scopiazzerei volentieri per un mio prossimo lavoro) hanno un taglio cinematografico e una costruzione delle immagini raffinata e in più di una sequenza molto originale. Credo che il disegnatore al di là dei manga e di altre anime si sia ispirato a molto cinema americano. In fondo i film d’animazione e quelli con gente in carne e ossa sono una rappresentazione di persone o esseri umani e se il prodotto è buono si può trarre ispirazione e influenzarsi a vicenda.

Ma di che parla Banana Fish? Nella New York post guerra in Afganisthan (e non come nel manga in Vietnam) le forze dell’ordine stanno indagando su degli efferati omicidi. Il giovane Ash, pupillo di uno dei più importanti boss della grande mela assiste all’omicidio di un uomo, quest’ultimo prima di morire affida al ragazzo una sostanza misteriosa, chiamandola col nome di Banana Fish. Ash inizia a indagare sulla vicenda e scoprirà un segreto terribile che vede coinvolti la mala vita di New York e alte cariche istituzionali del governo degli Stati Uniti, che riguardano la sperimentazione di una terribile droga sui suoi militari. Ad aiutarlo a sbrogliare questo pericoloso mistero ci sarà, Eiji, un giovane ragazzo giapponese venuto negli Stati Uniti per accompagnare un amico giornalista e curare una forte depressione. Il giovane nipponico è l’esatto contrario dell’amico mentre quest’ultimo nonostante la nobiltà d’animo, sia messo nelle condizioni di essere un assassino, Eiji è timido, indifeso ma ha una forza interiore e una purezza d’animo che stregano il bel Ash, in un ritorno a quell’infanzia che Ash non ha mai vissuto.

Tra i due giovani nascerà una storia d’amore mai esplicitata fino in fondo. All’epoca di Banana Fish, a quanto pare, il tema dell’omosessualità non poteva essere trattato in maniera esplicita per cui l’autore del manga ha preferito declinarlo in altre forme non meno affascinanti. Il punto di forza della storia è questa rappresentazione di un’amicizia particolare fatta di sguardi complici, abbracci teneri, parole dette con estrema delicatezza ma anche durezza come farebbero due classici innamorati in estrema intimità, senza mai giungere però realmente a qualcosa di concreto, portando i sogni dello spettatore e del lettore ancora più in là. Della vicenda perché l’amore è in fondo tante cose e può manifestarsi nelle più svariate maniere.

 

(9 febbraio 2022)

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