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sabato, Luglio 27, 2024

Strappare lungo i bordi, di Zerocalcare

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di Laura Salvioli

Io non ho mai letto fumetti, Zerocalcare lo ho conosciuto grazie a Propaganda Live durante il lockdown e mi è subito piaciuto il suo atteggiamento umile e la sua parlata romana sbiasciata che per me è molto familiare. Visto che non amo i fumetti ma le serie sì, ho deciso di vedere “Strappare lungo i bordi” e mi è piaciuta così tanto che l’ho rivista. Sì l’ho vita due volte di seguito come quando fai una cosa che ti piace e la vuoi subito rifare come per assaporare tutto di quella esperienza; la prima volta si è presi, di solito, dall’ansia di sapere come andrà a finire, ma la seconda te la godi tutta, con calma, senza tralasciare neanche un pezzettino. La serie che in realtà è di una sola stagione e non credo proseguirà, analizza un episodio della vita del fumettista che provoca in lui delle riflessioni generali sulla vita, perché spesso le vite degli altri ci scuotono più delle nostre, specialmente quando si sviluppano in decisioni inaspettate e senza ritorno. Gli argomenti che tratta Zerocalcare sono tutti temi che a noi over 30 sono molto cari. Dalla educazione sentimentale di borgata in cui “chi ama le femmine è frocio” spinta fortemente anche dalla voce della coscienza Armadillo che sostiene Zero in tutte le sue tattiche per evitare il rifiuto, alla difficoltà di scelta che parte da una pizza al ristorante ed arriva all’amaro pensiero che più andiamo avanti con gli anni e meno possiamo scegliere. Dalla volontà di voler sempre tutto uguale e ripetitivo perché è rassicurante ma noioso, alla mania di partire 4 ore prima per fare qualsiasi cosa perché le persone normali non hanno mai imprevisti ma noi se decidiamo di partire solo 2 ore prima troveremo cataclismi ad aspettarci al varco. All’idea, infine, che ci hanno inculcato da piccoli di essere unici e irripetibili salvo poi capire che non siamo niente di più di un filo d’erba mosso dal vento e che non portiamo il peso del mondo sulle nostre spalle. Insomma Zerocalcare riesce ad essere la nostra personale coscienza Armadillo con questa serie. Ma è una coscienza un po’ meno diretta della sua, interpretata dall’unico che noi romani vorremmo in questo ruolo, cioè un ostinatamente idiosincratico Valerio Mastrandrea. Lui per noi è una coscienza molto più rassicurante e indulgente che ci dà una tenera carezza sul viso e ci canta una consolatoria ninna nanna che ci dice che nessuno ha strappato i bordi come voleva o pensava a vent’anni. Che nessuno è pienamente soddisfatto come vuole far credere all’esterno, che ognuno ha le sue cicatrici che solo l’esperienza gli può dare ma è così che funziona, è questa la vita, non abbiamo fallito noi, è lei che funziona così. Quindi grazie Michele Orami: te i concetti profondi e il senso della vita “te li leghi ar cazzo” (cit) (traduzione: per te è come bere un bicchiere d’acqua).

Vorrei, infine, segnalare la mia enorme difficoltà nel non scrivere in romano tutto l’articolo “me so retta na cifra, aò”.

 

(25 novembre 2021)

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