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sabato, Luglio 27, 2024

“Christopher and His Kind”, o di un biografico Christopher Isherwood

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di Giuseppe Sciarra
Organizzare un’intera giornata di visioni cinematografiche legate a film che parlassero di puttanieri o che affrontassero il tema della prostituzione maschile: era questo il buon proposito che volevo mettere in atto, al di là di beghe familiari e personali che non starò qui a raccontare perché non sono fatti vostri e non ve ne fregherebbe niente.

Comunque ritornando alle mie grandi sfide cinefile, sono riuscito a infilare nell’arco di un paio d’ore la bellezza di tre film su marchettari, Don Giovanni e Playboy. Il primo è un film tv per la Bbc “Cristopher and His Kind” tratto dall’autobiografia dello scrittore britannico Cristopher Isherwood, quello per intenderci del romanzo, “A single man” dedicato a un altro autore letterario altisonante dello scorso secolo che risponde al nome di un certo Gore Vidal e da cui Tom Ford ha tratto l’omonimo film con Colin Firth.

Cristopher e i suoi compagni (questo il titolo in italiano), è un film lgbtq+ (tutte queste sigle mi hanno rotto i maroni) e come ho scritto qualche riga sopra è per la televisione e sottolineo tv e ribadisco tv: un film per la televisione che ha avuto l’ardire di mostrare dei fxxxi (sono gay e ho voglia di utilizzare un dispregiativo perché da fxxxo sono autorizzato a farlo) che scopano. In Italia un’operazione del genere in televisione sarebbe meno probabile dell’arrivo degli ufo e del passaggio di una Giorgia Meloni al PD. Detto ciò, di che parla questo film per la tv inglese (e di certo non la tv italiana, Mediaset in quegli anni produceva “Il Peccato e la Vergogna”)?

Della permanenza di Isherwood a Berlino, ben descritto anche nel romanzo “Addio a Berlino” negli anni prima dell’ascesa del nazismo della buon’anima di Adolf Hitler e dei suoi amori con marchette o ragazzi sottoproletari.

Altre domande con relative risposte:

Che tipo di regia ha?
Geoffrey Sax gli dà sia un’impronta televisiva classica con le tipiche inquadrature televisive (primi piani, mezzo busto, totale) e sia una regia più sperimentale con alcune inquadrature, udite udite, perfino stranianti da film muto o espressionista (vedi scena funerale della madre di uno degli amanti dello scrittore ripresa dalla prospettiva della cassa del morto).

Che genere di film è?

Nonostante sia drammatico ha un tono leggero, c’è molto british humour e le vicende più tragiche non vengono mai esasperate, si cerca sempre di rimanere nei territori della commedia brillante travestita da dramma, con risultati interessanti. Questa chiave di lettura è piaciuta alla maggior parte dei critici, solo alcuni hanno lamentato una mancanza di profondità nell’intera operazione (mi sono letto alcune recensioni cari miei). Sono d’accordo ma non sono d’accordo su questi pareri discordanti. Nel senso che il regista e gli sceneggiatori hanno scelto questa strada del tono leggero come cifra stilistica ed è okay, allo stesso tempo però forse avrei voluto sentire più pathos e dolore nella vicenda per sentirmene maggiormente coinvolto da spettatore.

Come sono le performance degli attori, tra l’altro in gran parte britannici?

Sono inglesi. Fanno il culo al mondo! Hanno gli attori più bravi del mondo. Per cui … Domanda scontata. Potevi fare meglio, Sciarra! Passa alla prossima!

La sceneggiatura?

Siamo ai livelli de “Il Peccato e la Vergogna”? La BBC riderebbe e ci compatirebbe per quello che abbiamo fatto in quel periodo con le fiction italiane della porchetta televisiva. La sceneggiatura di Cristopher e i suoi amichetti (non è questo il titolo ma lui se la spassava) è pregevole. Ha un ottimo ritmo, battute raffinate e efficaci, di stampo letterario con qualche incursione nel filosofico ed esistenzialista. Il pecoreccio televisivo resta un marchio “DOP” tipicamente italiano.

Da vedere perché?

Racconta attraverso gli occhi, il cuore e la penna di un grande scrittore inglese uno dei peggiori periodi della storia europea, mettendo in evidenza con delicatezza e intelligenza la follia nazista ed inoltre ci mostra la sua giovinezza , i suoi amori e le sue speranze puerili di artista innamorato della vita e dell’amore. Un buon prodotto televisivo, ben fatto. Non ho altre domande o altre risposte.

 

P.S. Da non perdere i due tomi autobiografici dei “Diari” di Christopher Isherwood che consigliamo vivamente (bibliografia) che spaziamo dagli anni ’40 fino al 1986, in un interessante spaccato dell’isteria omofoba unita a morboso vuoyerismo di quegli anni.

 

 

 

(30 luglio 2022)

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