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giovedì, Dicembre 25, 2025

Dopo la caccia. Un thriller costruito interamente di parole

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di Laura Salvioli
“Dopo la caccia”
è un film del 2025 che trovate su Amazon prime diretto e co prodotto da Luca Guadagnino. Il cast vanta nomi molto noti come Julia Roberts e Andrew Garfield, ma anche nomi emergenti come Ayo Edebiri, creando un mix, devo dire, ben assortito. Julia Roberts, Alma nel film, interpreta una algida professoressa di filosofia che insegna nel prestigioso college di Yale e che punta da anni ad una cattedra definitiva, insieme al suo “amico” e collega interpretato da Andrew Garfield.
È sposata con Frederik (interpretato da Michael Stuhlbarg) un marito accudente e devoto, ma per cui sembra aver perso interesse presa dai suoi obiettivi accademici. I due hanno una vita agiata e spesso organizzano cene con gli studenti, e, dopo una di queste cene una studentessa ricca e promettente, Maggie (interpretata da Ayo Edebiri) viene accompagnata a casa da Hank (interpretato da Andrew Garfield), il professore amico e collega della Roberts. Il giorno dopo la ragazza, che considera la Roberts il suo mentore, le confida che lui ha abusato di lei.

La scelta di non far vedere quello che è, effettivamente avvenuto è, a mio parere, interessante, e crea una tensione palpabile. Infatti, su questo evento viene costruito un vero e proprio thriller fatto solo di parole, come solo degli studiosi di filosofia saprebbero fare. Si discute su verità e falsità, sull’immagine che diamo e quello che realmente siamo. Sembra di assistere ad un infinto simposio in cui tutti i personaggi hanno qualcosa di interessante da dire. Anche affrontando argomenti scomodi, riguardanti ad esempio le società d’élite come quella delle università delle heavy League americana, divisa tra figli di papà e gente comune che fatica duramente per essere lì. Oppure il sempiterno conflitto uomo donna e i presunti vantaggi elargiti alle donne nel mondo del lavoro nel tentativo di ristabilire una qualsivoglia equità. Ma, soprattutto, si parla violenza sessuale, tema molto scivoloso, ancora di più, ultimamente, visti i vari scandali scoppiati nel mondo del cinema e dell’intrattenimento in generale. Se ne parla, però, non fornendo una visione netta e scontata, noi non sappiamo da spettatori quale sia la verità, partecipiamo al dibattito come parte integrante dello stesso. Non abbiamo delle risposte definitive, veniamo costantemente interrogati e portati a farci delle domande, scelta che, a mio parere, è il pregio ma anche il difetto del film.

Se, da un lato, ho apprezzato molto le scelte registiche fatte da Guadagnino, sia per quello che riguarda le musiche, che spesso stridevano con le scene, sia per i dettagli dedicati alle mani dei vari protagonisti, di contro, ho capito poco il finale che, ovviamente non vi svelo, che, per me, rimane troppo aperto. Non so se questa scelta sia stata fatta per l’incapacità di trovare un finale coerente e politicamente corretto o, se sia stata fatta per essere, invece, in linea con l’idea di strutturare tutto come un infinito dibattito filosofico. Se così fosse, effettivamente, avrebbe senso. Detto questo, lo reputo un film non perfetto ma, sicuramente stimolante. Se, come me, amate i film verbosi e che vi incitano a farvi domande lo apprezzerete molto.

 

 

(23 dicembre 2025)

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