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sabato, Ottobre 18, 2025

“La voce di Hind Rajab” risuonerà nelle nostre menti per sempre

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di Laura Salvioli

Il 25 settembre è uscito nelle sale italiane questo docufilm straziante che vi consiglio di andare a vedere. Il film della regista tunisina Kaouther Ben Hania ha vinto il Leone d’Argento alla 82ª Mostra del Cinema di Venezia e racconta una storia tristemente vera e attuale. Inoltre, è stato scelto come candidato tunisino all’Oscar al miglior film straniero ai premi Oscar 2026.

Hind è una bambina di sei anni che si trova in macchina con Lyam sua cugina ed altri suoi parenti, stanno lasciando il loro quartiere che deve essere sfollato ordine dell’esercito israeliano. Inizialmente è Lyam che contatta la Mezzaluna Rossa palestinese per chiedere soccorso, ma mentre parla con loro, un carro armato israeliano le spara. Così è la piccola Hind a richiamare per chiedere, a sua volta, aiuto mentre, ormai, è intrappolata nella macchina con attorno solo corpi morti. La regista ha realizzato il film in tempi record, subito dopo aver sentito la registrazione dall’audio della telefonata che era stato pubblicato su internet. Ha ritenuto fosse fondamentale raccontare questa storia mentre stava avvenendo, o quasi, gli eventi risalgono, infatti, al 26 gennaio 2024. Una volta ottenuta la registrazione intera, della durata di 70 minuti, ha strutturato una sceneggiatura incentrata sugli operatori della Mezzaluna Rossa. Avendo cura prima di contattare la madre di Hind, Wisam Hamada, non volendo procedere senza il suo consenso alla realizzazione del progetto.

Il taglio scelto è più da film che da documentario, tuttavia, non ci sono scene di violenza o sangue è tutto incentrato sulla voce di Hind. La piccola non si vede mai se non in foto e, solo alla fine, ci vengono mostrate le immagini vere della macchina crivellata dai colpi del carro armato. Come è stato fatto in “La Zona d’Interesse” non si mostra nulla di sanguinolento, non c’è retorica o pornografia del dolore o della violenza, ma solo una terrificante realtà. Questa vicenda mi ha fatto ripensare, per via dell’utilizzo della voce della bambina, alla storia di Alfredino Rampi che nel 1981 cadde in un pozzo artesiano nei pressi di Frascati e rimase intrappolato. Si fecero vari tentativi per salvarlo e per la prima volta nella tv italiana ci fu una diretta di 18 ore di seguito e, soprattutto, si registrò la voce del bambino calando un microfono nel pozzo. Sono due storie molto diverse, tuttavia hanno come protagonista la voce di due bambini che chiedono aiuto. Chiedono aiuto in un mondo che non sa né può aiutarli. Un mondo violento e sordo, nel caso della vicenda di Alfredino, erano, infatti, gli anni di piombo, e per Hind quelli, attuali, ed ancora peggiori di un genocidio che con paura e meschinità viene troppo spesso definito guerra. Oltretutto, nel film la voce di Hind è quella originale e gli attori hanno avuto le auricolari con la vera registrazione durante le riprese in modo da avere delle reazioni che fossero il più realistiche possibili.

Creando un incastro perfetto tra film e realtà. Vorrei chiudere la mia recensione con le parole della regista che ho trovato molto forti ed efficaci come esortazione finale per convincervi ad andare al cinema: “Non posso accettare un mondo in cui un bambino chiede aiuto e nessuno accorre. Quel dolore appartiene a tutti noi. Questa storia non riguarda solo Gaza: parla di un dolore universale. Il cinema può conservare una memoria, può resistere all’oblio. Possa la voce di Hind Rajab essere ascoltata”.

 

 

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(13 ottobre 2025)

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