di Laura Salvioli
È stato aggiunto da poco su Netflix questo documentario in quattro episodi sullo scandalo relativo alle violenze perpetrate negli anni da Puff Diddy. La serie è stata prodotta da 50 cent e, come è noto, gli avvocati di Diddy già hanno diffidato Netflix e 50 cent per aver utilizzato, a loro avviso, filmati rubati e mai autorizzati. Il documentario raccoglie testimonianze di varie persone molto vicine a Diddy ed è ben strutturato vi terrà incollato allo schermo. Ma partiamo dall’inizio.
Sean Combs (questo è il vero nome dell’artista) nasce a New York nel 1969 cresce in una situazione economica non particolarmente agiata; viene cresciuto solo dalla madre, Jenice, visto che il padre viene ucciso quando lui è ancora un bambino. Il padre, infatti, era un gangster che lavorava per il boss della droga Frank Lukas. Ma Sean non ha mai fatto veramente la vita di strada, ha frequentato una scuola cattolica privata e non gli è mai effettivamente mancato nulla. Ma è sempre stato spinto dalla voglia di fare soldi e di diventare qualcuno. Infatti, già in giovane età lascia gli studi per introdursi nella casa discografica “Uptown records”, inizialmente con il ruolo di semplice stagista. Riesce, poi, a conquistare la fiducia di Andre Harrell, il presidente della casa discografica, che, in breve tempo arriva a considerarlo il suo pupillo. Ed anche dopo il tragico evento del City college, in occasione del quale Puff Diddy aveva organizzato una partita di basket tra rapper, che finì in tragedia, con la morte di ben nove persone sotto la folla. Andre non solo lo tenne all’interno della casa discografica ma, addirittura, gli affidò il ruolo di produttore per artisti emergenti.
E, quando la loro collaborazione si interruppe per vari dissidi, Sean-Puff fonda la sua casa discografica: la “Bad boy Records”, società che venne intestata per il 75% alla madre e per il rimanente 25 % al socio Kirk Burrowes (suo amico di vecchia data) al fine di non avere nulla a suo nome e non dover risarcire le vittime della tragedia del city college (cui accennavo prima). Già da questa scelta possiamo chiaramente capire di che tipo di persona stiamo parlando.
Uno dei primi astisti che produsse come discografico fu Notorius big che da “big papa” ottenne un successo inarrestabile, dividendo la scena con Tupac, altro noto rapper con cui big aveva un rapporto di stima reciproca. Questo rapporto tra i due rapper non fu mai visto di buon occhio da Puff Diddy che ne era geloso. Il documentario, infatti, ipotizza un presunto coinvolgimento del rapper nella uccisione di Tupac. E, soprattutto, nella successiva uccisione di Notorius Big, che non fu materialmente realizzata da Puffy, ma, si può dire con assoluta certezza, stando alle immagini, che Big fu messo in una situazione di pericolo in un modo totalmente consapevole da parte di Puff. Oltre, poi al fatto che anche lo sfarzoso funerale che venne organizzato in suo onore (peraltro pagato dal defunto stesso) fu sfruttato in tutto e per tutto per acquisire maggiore notorietà da parte di Puff Diddy, soprattutto grazie alla famosa cover di “Every breath you take” dei Police: brano per il quale rapper è ancora costretto a pagare duemila dollari al giorno per l’utilizzo della base, per il quale uso non venne mai autorizzato.
Ma, oltre a tutto questo, Diddy gestiva anche in maniera truffaldina la sua casa discografica, infatti la famosa faida tra la” Bad boy” e la “Death row”, e, quindi, tra la East Coast e la West Cost, nacque anche da due modi opposti di gestire gli artisti. Diddy li sfruttava facendogli avere dei proventi ridicoli e lo stesso fece anche con il suo programma televisivo su MTV “Making the band”, che lo rese ancora più noto anche strumentalizzando il fatto che fosse l’unico programma di afroamericani su MTV.
Firma quindi un contratto multimilionario con la vodka CEROC, fonda un suo marchio di moda, insomma la su ascesa, fatta anche e soprattutto, sulle spalle degli altri, sembra inarrestabile. Ma nel 2024 la sua ex compagna Cassie Ventura lo denuncia per violenza e dopo di lei molte altre donne si fanno avanti. Nel caso di Cassie c’è addirittura un video del 2016 a testimonianza dei comportamenti volenti di Puff Diddy, un video che già da solo, per me, rappresenta in modo eloquente i comportamenti abituali del soggetto. Un violento, manipolatore, che ha conosciuti Cassie quando era solo una ragazzina di 19 anni, le ha promesso fama e successo, ha cominciato a sedurla quando era ancora sposato con Kim Porter, e la ha poi resa sua schiava sessualmente e psicologicamente per anni. Come sappiamo il processo contro di lui si è concluso nel luglio 2025 con una condanna a 50 mesi di detenzione per soli due capi d’accusa su cinque che gli erano stati imputati.
Questo documentario ci insegna due cose: una scherzosa ed una no. La prima è che è meglio non mettersi contro 50 cent che non ama Puff Diddy dal lontano2006, e, finalmente è riuscito a vendicarsi definitivamente, suscitando l’ilarità dell’intero mondo del web. La seconda è che in questo mondo, specialmente in alcuni paesi, se hai soldi puoi fare quello che ti pare circondato da impunità. Nulla diventa illegale o impossibile, specialmente in quei paesi dove il verdetto viene assegnato ad una giuria popolare, per me sintomo di un sistema barbaro e non evoluto che vuole illudere il popolo di avere un potere che non ha.
Non credo sia un caso che, anche, in passato, Puff Diddy sia stato processato per reati, tutti violenti che denotano, chiaramente, il profilo di una persona instabile e mossa da una furia cieca che lo porta a calpestare chiunque per raggiugere i suoi obiettivi.
Viviamo in un mondo in cui chi ha la smania di essere ricco e potente una volta raggiunti suoi obiettivi, nel modo, ovviamente, nel più scaltro possibile, ha come unico ulteriore desiderio quello di sopraffare anche fisicamente e psicologicamente gli altri. Non gli bastano più la fama e il denaro, o addirittura, arrivo a pensare, che fama e denaro li vogliano al solo scopo di sopraffare gli altri. Sempre e comunque.
(10 dicembre 2025)
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